L’anno che verrà

a cura di Maurizio Zarpellon

 

Poche ore e sarà un nuovo anno, come sempre il momento giusto per volgere l’ultimo sguardo indietro su ciò che è stato e stendere nuove intenzioni su quello che verrà.
Il 2020 sarà probabilmente l’anno che tutti ricorderemo come il più nefasto, il covid ha fatto grandi danni a tutti i livelli: sociali ed economici soprattutto. Anche per noi l’ottimismo ha tentennato molte volte, poi però sempre mutato in ricerca di trasformazioni, idee e occasioni comunque positive. Senza addentrarci in discorsi pseudo filosofici possiamo senz’altro affermare che anche un fatto così grave, capace di investire tutta l’umanità, ha portato con se una nuova prospettiva dell’esistenza, altri punti di vista, inusuali, impensati fino a poco prima, come se improvvisamente tutta la nostra tecnologia, scienza, industria e organizzazione sociale apparisse sotto il fuoco di una potente lente d’ingrandimento, e da lì abbiamo scorto crepe, difetti, malformazioni di un sistema che ora tutti sanno non essere perfetto.
Da coltivatori di piante e giardinieri, da progettisti e idealisti, forse un po’ sognatori, l’insegnamento o le cose imparate sono rivolte all’intendere il giardino non solo più come “struttura ornamentale” ma vero e proprio habitat accogliente e materno. Il giardino se ancora non lo è stato, diventa luogo che protegge, difende e cura dallo stress, dalla fretta. Ma non solo, è il posto ideale adibito alla nutrizione, alla produzione casalinga di cibo sicuro e perfettamente in sintonia con la natura: l’orto, il frutteto, il pollaio, forse perfino una peschiera, diventeranno sempre più nuovi rami che fioriranno.
Mai come con questa pandemia si è capita l’importanza di un posto privato che permette di essere vissuto pienamente, per gioire di sensazioni positive, di colori, profumi, ma anche di gusti, perfino per piccole o piccolissime superfici. Il giardino diventa un microcosmo (per certi versi anche macro) di situazioni e valori, che non sono nuovi, ma li avevamo dimenticati. Certamente si dovranno conciliare un mucchio di esigenze, il tempo a disposizione prima di tutto. Ed anche qui rientrano a pieno titolo le nostre idee e capacità progettuali. Molti di noi hanno imparato ad apprezzare modi di lavorare a distanza, che nonostante presentino pro e contro (come sempre), hanno fatto capire l’importanza dello spazio casalingo, magari prima sottovalutato o addirittura dimenticato. Il giardino è anche in questo caso protagonista e alcuni progetti già prevedono l’installazione di veri e propri “uffici da giardino”, piccole o medie stanze perfettamente inserite tra il verde e fruibili sia d’estate che d’inverno. Così come alcuni spazi conviviali hanno assunto il compito di luoghi per future riunioni di lavoro “in presenza”, sale riunioni all’aperto o al riparo di un pergolato, tra rose e frutti… cosa volere di più?
La creatività che la pandemia ha stimolato non si ferma qui… Per noi è una continua ricerca di vegetali eduli, soprattutto frutti, che richiedono solo minime attenzioni fitosanitarie, essenzialmente di tipo biologico ed organico. Dare la possibilità di raccogliere la propria frutta e verdura, integrando il cibo acquistato, è la sfida che noi abbiamo già accettato da alcuni anni, ma ora sappiamo che non sarà solo un vezzo ma una necessità, non fosse altro che per garantirsi un minimo di salubrità.
Infine il giardino che abbiamo in mente sarà sempre più da intendersi come la piccola casella di un puzzle globale, un paesaggio di cui l’essere umano ha rispetto e dedizione con una attenzione quasi maniacale verso la biodiversità, favorendo la vita della maggior parte degli esseri viventi che a pieno titolo devono tornare a viverci accanto. Terra, acqua, aria, piante e animali… ogni elemento in sintonia con l’altro. Questa non è la visione di un’utopia irraggiungibile ma la prospettiva verso la quale ci dobbiamo necessariamente dirigere, il più velocemente possibile.

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