Ora la grande sfida si chiama “sete”: siccità, temperature in salita, penuria d’acqua. Gran parte dei territori mediterranei ed europei stanno affrontando questa nefasta evoluzione del clima. Con questi argomenti dobbiamo confrontarci; la genesi di tutto ciò era evitabile ? Probabilmente. Ora possiamo fare qualcosa ? Si, tutti possiamo intervenire nelle piccole e grandi scelte.

Noi giardinieri e appassionati di giardini, piante e fiori, siamo chiamati in prima linea. Perché chi conosce i giardini e la terra è più a contatto con il cambiamento climatico.
Tutti i giorni ne vediamo gli effetti:

  • Acqua razionata
  • Prati rinsecchiti
  • Fioritura anticipata (sempre a rischio di gelate)
  • Maturazione anticipata
  • Precoce o tardiva caduta delle foglie
  • Eventi meteorologici estremi (per le nostre latitudini)
  • Perdita della struttura del suolo
  • Perdita della biodiversità

Rimbocchiamoci le maniche e mettiamo a punto vecchie e nuove strategie per affrontare la situazione. Molto di ciò che segue, noi lo abbiamo messo in pratica da alcuni anni.

  • Aumentare la sostanza organica: È fondamentale arricchire il terreno di compost , letame, humus
  • Impiegare piante che richiedono irrigazioni limitate: seguire le tecniche del dry garden mediterraneo
  • Attivare tutte le tecniche di raccolta e conservazione dell’acqua: per esempio con drenaggi, raccolta acque meteoriche dei tetti, cortili e terrazze, convogliando l’acqua in eccesso, durante i temporali, in cisterne interrate
  • Pacciamatura: paglia, cippato di legna, gusci di nocciole, foglie e compost, oltre a ridurre il fenomeno evaporativo hanno l’ulteriore vantaggio di controllare la vegetazione infestante
  • Abbandonare l’idea del perfetto prato ornamentale: meglio prati rustici e fioriti, con irrigazioni ridotte e poche concimazioni, favorendo l’insediamento e la selezione naturale delle specie più resistenti
  • Aumentare biodiversità microbica nel suolo: A causa dell’impiego massivo di biocidi (soprattutto fungicidi e insetticidi) il terreno diventa “stanco” e questo comporta un mancato completamento della umificazione della sostanza organica. I terreni stanchi possono essere rivitalizzati con la tecnica del sovescio (soprattutto leguminose) e con l’utilizzo di micorrize
  • Innaffiare a sera: quando le temperature sono più basse e il fenomeno dell’evaporazione ridotto
  • Rallentare e trattenere la fuga dell’acqua: come propone la progettazione in permacultura, adottando forme del terreno utili a rallentare la corsa dell’acqua durante gli eventi atmosferici
  • Abbandonare l’idea del perfetto prato ornamentale: meglio prati rustici e fioriti, con irrigazioni ridotte e poche concimazioni, favorendo l’insediamento e la selezione naturale delle specie più resistenti
  • Preferire alberi e arbusti dalle chiome ampie e ombrose e apparati radicali profondi
  • Aumentare i percorsi coperti con pergole di rampicanti vigorosi: utilizzate spesso in passato nel giardino rinascimentale, o negli orti conclusi, come perimetro al giardino principale.
  • Iniziamo a coltivare piante dai frutti nutrienti e resistenti ai cambiamenti climatici e agli insetti come: Aronia , asimina triloba, Ziziphus Sativa, Elaeagnus Umbellata , Cornus mas, Amelanchier , Ribes, Rosa canina, Crataegus…

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