Una siepe diversa

a cura di Maurizio Zarpellon

Siamo tutti abituati ad un paesaggio omogeneo, standardizzato sulla solita ricetta: siepe sempreverde, pratino, tre rose e un acero. Si percorrono migliaia di chilometri nella periferia italiana tra alte siepi, legittime e utili per carità, ma tutte uguali e tutte giocate sulle tre possibilità: Cipresso di Leyland, lauroceraso, Photinia.
Nella campagna italiana era normale osservare le singole proprietà delimitate da fossi, magari con gelsi, pioppi e salici a farla da padroni, ma spesso corredati di siepi campestri con all’interno sambuchi, biancospini, peri corvini, rose canine, frangula, viburni. Poi siccome l’Italia è lunga, i motivi cambiavano in base alla latitudine e altitudine, ma tutto ciò lo ricordano solo i nonni…
Il quadro storico è completo se ricordiamo che l’arrivo della monocoltura ha fatto piazza pulita delle siepi campestri, avendo necessità di spazzi aperti, senza limitazioni alle manovre di enormi macchinari e trattori, puntando esclusivamente alla razionalità delle colture.
Il giardino moderno appare ora una declinazione ornamentale del paesaggio agricolo: uniforme, essenziale e tutto sommato “povero”, molto, molto povero.
Visti i tempi e tenendo presente il pericoloso piano inclinato con cui l’umanità intera deve fare i conti, per non finire la sua corsa in un baratro irrecuperabile, tutto il mondo del giardinaggio dovrebbe rivedere le proprie affermate abitudini. Le sicure pianificazioni adottate fin’ora devono essere completamente riconsiderate, ogni azione e ogni realizzazione deve essere messa su un piatto della bilancia dove il contrappeso si chiama povertà ecologica e degradazione della biodiversità. Non possiamo più permetterci di pretendere privacy e protezione senza dare qualcosa in cambio al pauroso debito ecologico che abbiamo con la Terra.
Partire dalla parte più esterna del giardino sarebbe l’ideale, se non altro perché si tratta spesso di svariati metri costituiti da decine e decine di piante, ma anche perché il giardino è linguaggio, è comunicazione. Chi lo vedrà passando nella via, dall’esterno, capirà immediatamente che non si tratta del solito giardinetto ma di una realizzazione più ricercata, in equilibrio con l’ambiente, ma comunque attento all’aspetto estetico.
Quindi la siepe: uno degli elementi principi del giardino. Ormai si è capito che questa volta la siepe è di latifoglie e forse qualche sempreverde. Una siepe mista insomma, ma che sarà fiorita in alcuni periodi dell’anno, magari profumata e che d’inverno si riempirà di vita, grazie alle numerose bacche e agli uccelli che se ne ciberanno. Dirò da subito che le possibili combinazioni di piante, soprattutto arbustive, è praticamente infinita. Possibili infinite combinazioni vuole dire aumentare la biodiversità che tanto ci preoccupa, ma vuole dire che possiamo “dosare” gli elementi in base alle nostre esigenze (estetiche, privacy, manutenzione, costi ecc). Facciamo un paio di esempi utilizzando un ipotetico “modulo” di 10 metri di lunghezza.

Una siepe mista per una villetta a schiera:
A. Viburnum carlesii ‘Aurora’………….n° 2 (fiore metà maggio-fine giugno)
B. Spiraea arguta……………………………n° 3 (fiore maggio-giugno)
C. Caryopteris x clandonensis “Grand Bleu”…………n° 2 (inizio luglio-metà settembre)
D. Cotoneaster franchetii………………n° 3 (bacche autunnali)

Una siepe mista per una casa di campagna:
A. Philadelphus coronarius………………..n° 2 (fiori maggio-giugno)
B. Cotinus coggygria ‘Royal Purple’………n° 2 (fogliame decorativo. fiori metà giugno-metà luglio)
C. Rosa rugosa………………………n° 3 (fiori maggio-giugno, bacche settembre dicembre)
D. Aronia arbutifolia ‘Brilliant’…………………n° 1 (foglia autunnale rossa. Fiori metà maggio- metà giugno, bacche autunnali e invernali)

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