L’albero custode

a cura di Maurizio Zarpellon

Pensare ad un giardino vuole dire fare le proprie scelte botaniche in base ad alcuni fattori imprescindibili: il clima, il terreno, l’esposizione; quindi prestando molta attenzione all’architettura della casa, al carattere dei proprietari e a quella sensazione indescrivibile che viene dal luogo nel suo insieme e che viene definito “genius loci” o spirito del luogo.
Indubbiamente cosa abbia formato lo spirito del luogo è la storia stessa che lì si è svolta: il passato della o delle famiglie, le persone insomma, ma anche le metamorfosi naturali che hanno lentamente plasmato ogni cosa. A volte qualcuno è testimone e se potesse parlare avrebbe molto da dire. Questo essere che sa è l’albero.
Sotto la sua chioma ha visto e sentito persone discutere e magari prendere decisioni importanti, ha ascoltato i versi della notte come i canti degli uccelli al primo sole, per un attimo ha tremato per il giardiniere che ne ha sfoltito la chioma, ma poi ha gioito dei frutti che la ragazza ha raccolto o per i funghi nati sotto le sue foglie ancora tiepide dell’autunno. Un albero, un vecchio albero, quando c’è, chiede rispetto, in fondo è il custode che ha vegliato per decenni e perfino centinaia dei nostri brevi anni. Lui che per caso o per volontà qualcuno ha piantato o semplicemente seminato, ora ha accumulato sensazioni che noi nemmeno immaginiamo e che forse un giorno la scienza saprà spiegare e addirittura interpretare. Ora manchiamo di quel dizionario, ma da qualche parte il linguaggio sconosciuto degli alberi c’è; serviranno animi sensibili ma anche tecnologie raffinate e un giorno si darà un significato comprensibile alla lingua degli alberi.
Intanto rispetto, attenzione, considerazione per tutte le sue esigenze, soprattutto quelle che ha maturato nella sua lunga vita. A volte un nuovo impianto d’irrigazione influisce troppo nella sensibile esistenza di un essere che per lunghi lustri ne ha fatto a meno di tutta quell’acqua. A volte arbusti troppo vigorosi e troppo vicini s’insinuano la dove non dovrebbero, alterando un apparato radicale in sintonia con una moltitudine di esseri (funghi soprattutto) con i quali l’albero ha stabilito rapporti di scambio, nutrimento e perfino utilizzati per una comunicazione diretta con i suoi simili. Per non dire di un taglio profondo del terreno o una nuova costruzione in cemento, un fosso di drenaggio e decine di altri motivi a cui sovente non si bada.
Quell’essere custode e antico ha sopportato di tutto nella sua lunga vita ma lo ha fatto con un processo di adattamento e metamorfosi lento. Attacchi degli insetti, temporali devastanti, allagamenti, geli siberiani, tutte situazioni che ha superato, ma ora arriva l’uomo forte e irruente, incauto o incapace di vedere oltre l’esigenza del momento, e deve subire. Potrebbe ammalarsi, e magari non lo fa subito, ma tra qualche stagione, diventando perfino pericoloso. Potrebbe diventare suscettibile agli attacchi di insetti fin’ora tenuti semplicemente a bada. Perché ora è troppo, sono variate improvvisamente condizioni basilari e vitali, e come tutti gli esseri anche un albero muore. Con lui però se ne va anche un pezzo dello spirito del luogo e per il giardiniere sensibile è un fatto grave.
Sono questi i motivi che dovrebbero spingere un buon giardiniere a rispettare i grandi e vecchi alberi, gli unici e veri custodi del luogo.

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